La neve 'nasce' a Genova...


Ma ‘sta neve, che fa? Anche quest’anno , dopo qualche fuoco di paglia (ehm, neve di paglia?), il solito quadro desolante: nebbia o cappa fredda per settimane in pianura, sole caldo, troppo caldo in quota. Classica inversione termica. Ma vi siete mai chiesti perché nel versante sud delle Alpi – il nostro -  siano così rare le nevicate copiose, mentre basta affacciarsi di là dal confine che il panorama meteo in pochi chilometri può cambiare radicalmente? Eppure quote e temperature sarebbero ideali anche in Italia per la precipitazione nevosa. Ma evidentemente non basta, e soprattutto in questi anni la situazione sta diventando drammatica specie a inizio stagione: perché nevichi ‘come piace noi’, infatti, si devono verificare alcune configurazioni particolari di pressione, cosicché le perturbazioni riescano ad aggirare l’enorme ostacolo rappresentato proprio dalle Alpi.

Ricordiamo che la circolazione prevalente dei venti e delle perturbazioni è lungo la direttrice ovest- est o nordovest-sud est. Se pertanto le perturbazioni in entrata in Europa sono ‘dirette’, ovvero entrano senza andamenti ondulatori a zig zag sul nostro continente, esse sono destinate o a passare a nord delle Alpi, o a scontrarsi contro il baluardo della catena alpina. Risultato: perturbazioni e masse d’aria fredda vengono trattenute e… zac: tanta neve di là dalle Alpi, sole pieno di qua (anche se a dire il vero non è che oltreconfine se la passino bene attualmente).

L’unica eccezione sono le cosiddette ‘nevicate da sfondamento’. Quando avvengono? E chi ne beneficia? Intuitivo: se le correnti sono molto sostenute, la perturbazione riesce a sfondare di qualche chilometro in Italia e a riversare nevicate anche copiose. Estremo ovest della Valle d’Aosta in prima fila (come recentemente è successo) e in generale creste di confine e valli di testa (per esempio la Valle Aurina in Alto Adige, o Vipiteno) riescono a prendere un po’ di neve.

Altra situazione ‘sterile’ per le nostre Alpi è il classico ingresso del freddo dal nord est o dai Balcani: anche qui qualche nevicata da sfondamento (che può arrivare fino all’alto Friuli). Cielo limpido, freddo in Pianura Padana, tramontana, un po’ di bora a Trieste ma in questa situazione sono i versanti austriaci (e il nostro Appennino centrale, difficilmente quello settentrionale) a fare il pieno di neve.

Dunque qual è l’alchimia che fa cadere tanta neve sulle nostre Alpi?

Occorrono forti ondulazioni delle correnti portanti che permettano all’aria fredda e alle perturbazioni di ‘curvare’ e aggirare le Alpi. La ‘porta del Rodano’ è la via preferita, e il Tirreno settentrionale il luogo eletto per formare una depressione foriera di neve per le Alpi (in Alto Adige per esempio il detto è che ‘la neve viene da Genova’).La depressione origina un richiamo di aria calda e umida dai quadranti meridionali che sbattendo contro il versante sud delle Alpi scarica precipitazioni finalmente abbondanti.

Aria calda? Che c’entra? E la neve? Ebbene sì: le grandi nevicate avvengono sotto la sferzata dello scirocco e del libeccio, ed è per questo che spesso la neve italiana non è ‘powder’ di prima qualità.

Certo, ci sono anche le nevicate ‘fredde’, ma quelle portano solo un po’ di coreografia bianca per le nostre valli: per le ‘metrate’ di neve che aspettiamo serve la configurazione sopra descritta. Sperando in valori termici che non releghino la neve solo a quote troppo alte… E questo è un altro discorso, su cui torneremo.

 

Ha collaborato Matteo Bottonelli