5 cose che ci sono piaciute di Macugnaga (e 3 che proprio no)


A cavallo di Natale, ci siamo imposti di fare uno “sforzo” per tutti quelli che ci leggono e che si sono sempre detti: "Prima o poi devo andare a vedere come si scia a Macugnaga". È un sentimento piuttosto comune tra lombardi e piemontesi: il paesino si trova in provincia di Verbano-Cusio-Ossola in fondo alla Valle Anzasca a circa 150 km e due ore di distanza da Milano (gli ultimi 50 dei quali fuori dall'autostrada) e qualcosa in più da Torino. Conta 1300 anime, due piccoli comprensori e 35 km - molto teorici - di piste: il posto è bellissimo, la parete est del Monte Rosa è qualcosa di unico, le case walser fanno sempre la loro scena ma sono davvero in pochi quelli che trovano valga la pena fare questo viaggio, anche tra coloro che hanno la seconda casa da queste parti fin dagli anni '60. A quei tempi Macugnaga era un "luogo di villeggiatura" e una stazione sciistica di primo livello. Ora, alla luce dei pochi investimenti (ed è un eufemismo) e del fatto che le piste sono soprattutto a "bassa" quota, il suo destino è ancora da scrivere. Nel frattempo, crediamo sinceramente che anche coloro che sono orgogliosamente abituati alle piste delle Dolomiti farebbero bene a prendere in considerazione un weekend - anche breve - a Macugnaga perché risulta sempre un'esperienza sorprendente e piacevole, nel suo essere “estrema”.

5 COSE CHE CI SONO PIACIUTE A MACUGNAGA

  1. L'atmosfera anni '70 Soprattutto se andate in bassa stagione, la sensazione è quella di essere tornati indietro nel tempo: impianti datati, nessun brutto edificio squadrato costruito durante il boom economico ma tante case walser autentiche, con tanto legno scuro e ardesia, infissi bianchi e persiane rosse o verdi, pochissima gente in giro la sera (noi abbiamo camminato in centro venti minuti dopo cena senza incontrare anima viva!), vecchi vicoli strettissimi, piccole cappelle del '600 lungo la strada, edicole che però sono negozi di ferramenta e drogherie (da quanto tempo non ne vedete più uno così?) e la sensazione che una gallina o una capretta possa sbucare da un momento all'altro. Emozioni di altri tempi che, sinceramente, si possono provare solo qui e in nessun altro luogo sulle Alpi italiane.
  2. Le chiacchiere al Bar Macugnaga Sarà la suggestione ma anche il Bar dell'Albergo Macugnaga, proprio sulla Provinciale, una stella, pare uscito da un film d'epoca. Sarà il bancone, saranno le piastrelle e gli arredi, sarà la bottiglia mezza vuota di Vecchia Romagna che campeggia sulla mensola ma ci siamo seduti per un tè caldo e ci siamo trovati a chiacchierare con piacere con le due giovani bariste. Come si faceva una volta. 
  3. La Scuola di Sci Macugnaga Eravamo sulla terrazza del Rifugio Paradiso, in corrispondenza della stazione intermedia della seggiovia, quando ci siamo trovati in mezzo ad un gruppo di ragazzi catechizzati (come diceva Sandro Ciotti) dall'allenatore sui pericoli del Covid sulle piste: "A proposito, pomeriggio vado con una pala sulla variante dove ci alleniamo domani (il sistema di innevamento programmato non è proprio il massimo, ndr). C'è da buttare la neve in pista per preparare il pendio. Qualcuno viene con me?". Commovente.
  4. Le ricette locali Che si tratti di tagliatelle, gnocchi, polenta, scaloppine, tutta la cucina macugnaghese prevede una aggiunta di "crema di patate, toma, pancetta e pepe". Tutto molto apprezzabile.
  5. Musica su richiesta Mai visto altrove: in centro, di fianco all'ingresso dell'Ufficio del Turismo, c'è un enorme touch screen connesso a qualche piattaforma musicale che propone playlist a tema: musica di Natale, musica anni '80, dance anni '70, colonne sonore... toccandolo, chiunque può scegliere cosa ascoltare in tutta la piazza centrale del paese.

macugnaga

Lo splendido borgo walser di Macugnaga

3 COSE CHE NON CI SONO PIACIUTE DI MACUGNAGA

 

  1. Edifici fantasma Che si tratti di alberghi storici alti cinque piani o di baite walser, nel centro di Macugnaga c'è un numero esagerato di edifici fatiscenti, pericolanti e in rovina che sono il segno di una decadenza da un passato turistico glorioso ma che fanno male al cuore e agli occhi.
  2. Musica alta Avvicinandovi alla frazione alta di Pecetto, dove parte la seggiovia, non potrete fare a meno di sentire una musica ad un volume fastidiosissimo e fuori luogo. Davanti agli impianti c'è una pista di pattinaggio, peraltro quasi in stato di abbandono, che la spara da mane a sera. Anche no.
  3. La "rumenta" degli impianti Sempre a Pecetto, a sinistra della seggiovia parte un frequentatissimo sentiero sulla neve battuta che passa a fianco della pista da sci. Lì, in bella mostra, da moltissimi anni ci sono attrezzature (e probabilmente pezzi della vecchia telecabina smontata) ormai ruggini che meriterebbero una più degna destinazione e che sviliscono la bellezza della parete est del Rosa sopra di loro: decine di metri di cavi elettrici, transenne, scale di emergenza, tubazioni, braccia di escavatrici... c'è perfino la cabina di un vecchio battipista sepolta dalla neve.

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di Enrico Maria Corno



Comments

Inviato da Teresa il 8 Gennaio 2022
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Una valle strana ma se ka conosci non l abbandoni più quando ne parli dici quasi sempre non c è nulla ma ci stai bene ti riempi il cuore e gli occhi della natura e della pace fuori stagione poi il silenzio ti accompagna e senti tutto snche il cadere delke fogli...e direi che chi non la conosce non sa cosa perde