Cittadini al lavoro per riaprire la seggiovia del Monte Moro

03 Dicembre 2007

Quando tutto un paese lavora gratis per un obiettivo comune, e’ davvero una bella storia da raccontare. Io ci vivo dentro, a questa storia speciale, che è cronaca attuale di un’incredibile cordata, qualcosa per cui De Amicis avrebbe dato probabilmente il premio-Garrone a tutti. Sto parlando dell’avventura intrapresa dalla popolazione di Frabosa Soprana: rimettere in funzione la storica seggiovia del Monte Moro! Correva l’anno 1948 quando iniziò a Frabosa l’avventura monregalese dello sci moderno, cioe’ dotato di impianti di risalita, proprio con la costruzione della seggiovia più lunga d’Europa, ed è storia recente, del 2005, la cessazione dell'attività di quel primo impianto, per fine della vita tecnica. E’ stato un bel colpo, perché è vero che Frabosa Soprana è dotata di nuovi modernissimi impianti ed è parte integrante del Comprensorio del Mondolè Ski, collegata sci ai piedi con Pratonevoso ed Artesina, ma gli affezionati della pista più bella che ci sia, con lo stradino-gimkana in mezzo ai pini ed il plateau da infilare a perdifiato, erano rimasti orfani e spaesati. Come fare? Ci voleva un mare di soldi per portare a termine la “revisione tecnica completa” ed ottenere l’autorizzazione a “girare ancora”, mai i Frabosani non si sono arresi, da subito. Si è pensato che se si fosse riusciti a trovare quel minimo di finanziamenti pubblici atti a pagare i lavori per cui occorreva l’intervento di ditte specializzate che venivano “da fuori”, come i tecnici dello smontaggio e rimontaggio delle rulliere (effettuato in elicottero), o gli specialisti che controllano l’integrità delle saldature, il resto lo si poteva farlo da sè, con buona volontà e tanta dedizione, in pratica gratis! Il progettista e direttore dei lavori, un architetto Frabosano malato di “frabosanità”, per fortuna l’avevamo in casa, ed è stato lui, con il Presidente della FrabosaSki 2000, il regista e contemporaneamente il manovale, che col suo staff in ufficio ha progettato il restauro degli immobili e diretto i lavori, ma ha anche trasportato la sabbia col trattore, fatto le foto dall’elicottero e, soprattutto, convocato ogni singolo abitante del paese abile al lavoro, per convincerlo che l’impresa era fattibile, e che “gratis è bello”! Maggioranza e minoranza comunali in testa, incredibilmente compatte, la popolazione ha risposto con entusiasmo: chi è andato a disboscare, chi ha fatto il carpentiere, l’imbianchino, il muratore, l’elettricista, il lattoniere, il meccanico, chi ha regalato le lose in pietra, chi ha messo a disposizione il suo archivio fotografico storico, che non era mai uscito di casa, per realizzare un supporto multimediale quale testimonianza, chi a questo supporto sta ancora lavorando… ciascuno ha fatto il suo, con entusiasmo. Di più: ditte non frabosane, ma evidentemente legate al territorio, hanno fornito gratuitamente impalcature, cemento, materiale per il monumento all’Olimpionico Bonicco e così via. Pochi mesi di frenetico lavoro, da quest’estate ad oggi, fatto col cuore, oltre e più che con le mani, e siamo in dirittura di arrivo: si corre per riuscire ad inaugurare, con una grande festa, e con la benedizione dello stesso parroco che aveva battezzato tutto nel 1948, il nuovo impianto entro fine anno. Non e’ una promessa, e’ ormai praticamente una certezza, che consentirà a noi e a tutti gli “Aficionados del Moro”, neve permettendo, di “calarsi” giu’ dalla mitica pista, magari non in 3 minuti e 16, come faceva Eugenio Bonicco, l’olimpionico di casa, ma ugualmente con grande soddisfazione. Silvia Leoncini

di Andrea Greco
03 Dicembre 2007

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