SCI - Arriva la stangata IMU per funivie e seggiovie

25 Marzo 2015


Ci mancava solo l'Imu. Già molte località sono alle prese con calcoli sempre più difficili per far quadrare i conti, già il cattivo inizio di questo inverno rischia di mettere in ginocchio definitivamente tante piccole stazioni sciistiche... come se non bastasse adesso arriva la stangata Imu. Una sentenza della Corte costituzionale, precisamente la numero 4541 del 21 gennaio 2015 che riguarda un ricorso dell’Agenzia del territorio - Agenzia delle entrate contro la società Funivia Arabba Marmolada - Sofma Spa. Si tratta di una singola sentenza, ma il timore è che questa possa diventare la regola. In pratica, secondo quanto stabilito dalla Corte, la seggiovia sarebbe solo parzialmente da considerarsi un mezzo di trasporto e di fatto svolge una funzione commerciale "di ausilio ed integrazione dell’uso delle piste sciistiche".

Subito gli impiantisti di tutta Italia si sono fatti sentire perché questa è la classica goccia che può far traboccare il vaso. Lapidarie le parole di Francesco Bosco, direttore degli impianti di Madonna di Campiglio: «L’orientamento della Cassazione è stato chiaro - ha spiegato al Corriere delle Alpi - Una sentenza che riteniamo ingiusta perché non si tratta di beni immobili. Per quanto riguarda le nostre Funivie siamo in grado di farci fronte, non siamo certo qui a minacciare la chiusura degli impianti, ma molte altre società, già in sofferenza, rischiano di finire in ginocchio».

Si è fatto sentire anche Antonio Rossi, assessore allo sport di Regione Lombardia, di origine lecchese, zona in cui ci sono diverse piccole località che sono poi quelle che più sarebbero in crisi se dovessero pagare questa tassa. “Sarebbe assurdo far pagare l’Imu sugli impianti di risalita, se vogliono far crollare il comparto economico e sportivo delle nostre montagne hanno imboccato la strada giusta. In questi giorni voglio affrontare la questione non solo con il presidente Maroni, ma anche con gli operatori del settore. Come Regione Lombardia ribadiamo di essere a fianco degli impiantisti e faremo tutto ciò che è in nostro potere per tutelare un comparto importante come la montagna che dà lavoro a migliaia di persone”

Gli importi da pagare sarebbero di circa 25 mila euro ogni anno per una seggiovia a sei posti fino 50 mila per una cabinovia a otto posti. Cosa potrebbe salvare la situazione? Probabilmente solo una legge ad hoc, che consideri magari il fatto che la quasi totalità degli impianti lavora in perdita ma fornisce indotto e redditività ad intere comunità.

di Andrea Greco
25 Marzo 2015

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