Mondi misteriosi: Alpi del Vaud


C’è tutto un mondo da scoprire in Svizzera. O meglio, in quella parte di Svizzera francese nell’estremità ovest del paese, nelle Alpi ‘Vodesi’, dove non arrivano né l’effetto glamour-freeridistico di Verbier, né il gigantismo del Portes du Soleil, entrambi relativamente vicini. Qui, nomi come Leysin – Les Mosses e Villars – Gryon non dicono molto al pubblico italiano; forse solo Les Diablerets ha qualcosa di famigliare… Sono in pratica le ultime alte montagne delle Alpi prima del Lago di Ginevra e delle sconfinate ondulazioni che diventeranno pianure (Giura a parte). Anche qui hanno ideato uno superskipass generale valido per 420 km di piste in 17 stazioni (www.alpes-vaudoises.ch,), in parte collegate.  Bene: sono situazioni diverse per chi è abituato nella Svizzera tedesca e nelle Alpi orientali in genere. Un po’ di charme francese, piste ‘nature’, magari con vecchi skilift superstiti,  che si affiancano a impianti di risalita ultimo modello. Chalet di charme per miliardari e alberghi che hanno visto tempi migliori. Molti contrasti. In generale, però, c’è un approccio ‘sportivo-spartano’ nella gestione dei comprensori che va bene a un pubblico anglosassone e francese, e non certo a chi ama le vellutate (ma noiose?) piste delle Dolomiti. E poi tenete conto che il polo di Ginevra-Losanna-Montreux, con il suo establishment diplomatico-finanziario, è due passi… quindi celebrities e ricconi possono essere compagni di seggiovia, così come improbabili sciatori inglesi del tutto compreso low cost.

La relativa vicinanza al lago di Ginevra determina un microclima a volte un po’ mite (e diversi versanti sono soleggiati, esposti a est e sud), ma anche generoso di neve. Salta al’occhio che la manutenzione della neve è quella di chi fino all’altro ieri non aveva nemmeno problemi di cannoni (attualmente nelle Alpi del Vaud solo il 50% delle piste ha innevamento programmato…)

Non che ciò sia sempre un male: in queste stazioni si ritrova un certo sapore e una specifica identità. Vanno sicuramente ‘studiate’ dall’antropologo dello sci che è in noi. Per questo meritano pur sempre il viaggio. Leysin (60 km di piste, www.leysinlesmosses.ch), per dire, ha collegi e strutture per gruppi, con una discreta social life internazionale, ma offre anche un avveniristico ristorante girevole, La Berneuse, nel punto focale del comprensorio,  un mega snowpark, e un tobogapark. E se le piste sul paese si aprono in un curioso scenario fra prati innevati e gli improvvisi cliff di roccia del Tour d’Ai, montagna simbolo,  le altre sono all’antica nei boschi, tutte servite da seggiovie fisse. Mentre la stessa Les Mosses (40 km di piste)  è il top per famiglie con bimbi, ma è ‘infestata’ di skilift alla francese (e c’è anche uno skibus di collegamento imprescindibile fra i due poli).. Che dire poi di Villars (www.villars.ch)? Molto interessante. La zona conta ben 10.000 posti letto, che sono un’enormità per i nostri standard. Le piste sono assai varie, in un comprensorio molto articolato e di non facile orientamento, su una terrazza naturale assolata fra chalet, alberghi storici, atmosfere di fine ‘800,  trenini, pianori innevati, piste affollate (alcune). Molto particolare l’affaccio sulla valle del Rodano e sul Monte Bianco ben in vista. Villars è collegato con Les Diablerets, agglomerato sparso di chalet anche stilosi e costosi… Un po’ più a est, finalmente, cime di 3000 metri, campeggiano all’orizzonte: sono il Wildhorn, 3247 metri, e le vette appuntite di Les Diablerets, sopra il Col du Pillon. Qui la sostituzione di impianti obsoleti (che ha coinvolto fra i soci anche Bernie Ecclestone, quello della Formula 1) e la recente inclusione nel Mountain Rides (skipass che comprende anche Gstaad e Chateau-d’Oex) hanno salvato uno splendido comprensorio sciistico ora denominato Glacier 3000. In cima c’è il ristorante Botta 3000, progettato da Mario Botta, dal quale si vedono 24 montagne sopra i 4000 metri. Spettacolare la pista Combe d’Audon, con il successivo ritorno a valle a Reusch in uno scenario selvaggio di alta montagna.