Quel magico scricchiolio della neve... sull'Alpe di Rodengo

In vista dell'apertura della stagione sciistica, si cammina sulla neve che scricchiola sotto i piedi... Sull'Alpe di Rodengo. Dove di quel “cric-croc”, sempre più raro, puoi ancora goderne, per lasciar da parte un attimo la costante consapevolezza del climate change.
Siamo in Alto Adige: all’incrocio tra val Pusteria e valle Isarco. Più un piccolo altopiano che una montagna. Qui sia le perturbazioni da nord che, ancor più, quelle da sud ovest, di neve ne lasciano cadere. E a questa quota, fra i 1700 e i 2000 metri, poca o molta che sia, tiene sempre. E per forza che qui le orecchie riescono a reimpadronirsi dello scricchiolio dei piedi sul sentiero battuto: c’è un silenzio totale. Quasi straniante. “Cric-croc, cric-croc….”, un passo dopo l’altro sulla neve. Niente strade, niente impianti, niente alberghi, nemmeno masi o baite in vista. Non vedi neanche paesi sotto. Come in un’isola lunga e piatta fra un mare di montagne. Ecco perché quassù, anche un’esperienza ormai perfino usuale qui in Alto Adige come la camminata su percorsi innevati, diventa qualcosa di unico. Normalmente infatti i percorsi rimangono attorno alle stazioni sciistiche più famose, quasi sempre in fondovalle a margine dei paesi, oppure fra piste e impianti. E spesso la meta finale, magari una baita, è condivisa con folle di sciatori.
Qui no. Non a caso da tempi non sospetti l’Alpe di Rodengo è una meta per non sciatori, nata come tale e come tale rimasta, intensamente vissuta dal pubblico locale dai turisti di lingua tedesca, ben prima che le cosiddette attività alternative sulla neve diventassero, per così dire, ‘di moda’. Non sono mai stati realizzati, e nemmeno immaginati degli impianti a fune. Attualmente, questo altopiano si pone a saggio modello di quel nuovo turismo invernale da tanti auspicato: stazioni sciistiche al top, ma con un giusto ‘sfogo’ di aree incontaminate per fare altro.
La conformazione dell’Alpe ha aiutato a preservare questo ambiente quasi primordiale e un po’ fiabesco, da conquistarsi con un minimo di fatica: impervia e boscosa sotto, piatta e soleggiata sopra, l’Alpe è una dorsale montuosa che si allunga da est a ovest, parallelamente alla val Pusteria. Di fatto costituisce la prima montagna che delimita la val Pusteria a sud verso il suo sbocco, e quasi si fonde nella vicina Alpe di Luson, all’estremità nord occidentale delle Dolomiti.
L’accesso è in auto o bus-navetta di linea da Rio Pusteria e Rodengo, paese sparso con le sue frazioni di masi e chiesette (da ricordare per l’estate il Castello omonimo su uno sperone che affaccia sulla gola della Rienza), all’area di parcheggio di Zumis per una strada piuttosto erta fino a 1720 m. Una volta imboccato il sentiero battuto, si entra in un mondo fatato fra abeti incappucciati, steccati che si perdono nel bianco, piccole baite e fienili, tabernacoli e cappelle, in una visione trionfale dopo l’altra, quasi un album dell’iconografia classica che ti aspetti dall’Alto Adige. Il bello è che ti appare quasi improvvisa. E quando dopo poco la pendenza si addolcisce, passata la malga Oberhauser, è incredibile la vista ‘sospesa’: a nord in primo piano sui candidi appuntiti Monti di Fundres, più oltre su tutta la cresta di confine delle Zillertaler Alpen e delle Alpi Aurine con le lontane Vedrette di Ries. Dall’altro lato, a sud e a est ecco le Dolomiti, tra cui spicca in primo piano, vero dente di dolomia, il Sass de Putia e, più oltre il Sasso della Croce, uno dei simboli della Val Badia. La sommità sfuma fra i prati innevati, fino a trasformarsi in un dolce distesa che sembra disegnata apposta per lo sci di fondo, le passeggiate, lo slittino, la contemplazione. Alla portata di tutti: niente di estremo. Per chi dell’Alto Adige conosce e ama l’Alpe di Siusi l’Alpe di Rodengo sarà a maggior ragione una sorpresa un po’ più in piccolo, ma non un’imitazione. Se la prima è il pascolo di altitudine più grande di Europa (50 kmq), l’Alpe di Rodengo, anche in fatto di ampiezza, dice la sua: 20 kmq .
Lungo il tracciato, si possono notare anche le tappe del cosiddetto Sentiero della Creazione, scandito da installazioni di legno che rappresentano le fasi delle creazione del mondo, fino alla panchina artistica presso la cappella di Pianer Kreuz, altro punto da selfie un po’ mistico (si sarebbe detto un tempo ‘ da cartolina’). In questo silenzio straniante, in questo biancore, non manca ciò che ci riporta a una realtà più prosaica: a parte qualche motoslitta di servizio (quelle bisogna concederle), l’itinerario classico dell’Alpe è sempre più apprezzato perché tocca in sequenza tre famose baite, una dopo l’altra: Roner Alm, Rastner-Hütte, Starkenfeld Alm. Una meglio dell’altra, sia per la cucina, che per ambiente e panorama. Dopo l’ultima baita, la Starkenfeld, si nota il vicino bianco panettone che sembra invitare alla salita. Si tratta della Astjoch o cima Laste o Lasta, a 2194 m, che offre anche un pizzico di avventura in più: preferibilmente con una guida, si può provare l’esperienza di conquistarla facilmente e in sicurezza con le ciaspole: il panorama alla croce in vetta è di quelli totali.
Dove siamo: nell’area vacanze ‘sci & malghe Rio Pusteria’
Nel cuore di un magnifico paesaggio alpino, fra castelli medievali, dimore storiche e chiese all’incrocio tra la Valle Isarco e la Val Pusteria l’area vacanze ‘sci e malghe’ Rio Pusteria si trova a pochi chilometri dalla capitale culturale della Valle Isarco, la città storica di Bressanone. È formata da nove paesini che invitano a godere di un’esperienza autentica a contatto con la natura, nella quiete alpina. Fra questi, Rio di Pusteria, è un borgo storico con graziosi negozi e caffè a pochi minuti dall’uscita autostradale (A 22) di Bressanone. E poi Maranza e Valles, ben note come stazioni sciistiche dell’area Dolomiti Superski Rio Pusteria-Bressanone (vedi articolo precedente), e poi Spinga, Rodengo – di rilievo per l’omonimo castello e il sovrastante altopiano fra pascoli e baite – Vandoies, Vandoies di Sopra, Vallarga e infine la selvaggia val di Fundres: tutte facilmente raggiungibili. L‘area deve il suo nome alle 30 “Almen” (malghe alpine), attorno al monte Gitschberg. Una cultura viva, fatta di tradizioni antiche, saperi contadini e la purezza incontaminata del paesaggio sono gli elementi alla base dell’Alto Adige e della stessa area vacanze: qui tutto questo è esperienza di vita quotidiana.
testo di Fabio Bottonelli
Qui nella gallery: foto di Alex Filz